A sua pesquisa
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This book presents a cultural history of psychology that analyzes the diverse contexts in which psychological knowledge and practices have developed in Latin America. The book aims to contribute to the growing effort to develop a theoretical knowledge that complements the biographical perspective centered on the great figures, with a polycentric history that emphasizes the different cultural, social, economic and political phenomena that accompanied the emergence of psychology. The different chapters of this volume show the production of historians of psychology in Latin America who are part of the Ibero-American Network of Researchers in History of Psychology (RIPeHP, in the Portuguese acronym for "Rede Iberoamericana de Pesquisadores em História da Psicologia"). They present a significant sample of the research carried out in a field that has experienced a strong development in the region in the last decades. The volume is divided into two parts. The first presents comparative chapters that address cross-cutting issues in the different countries of the region. The second part analyzes particular aspects of the development of psychology in seven countries: Argentina, Brazil, Chile, Colombia, Mexico, Paraguay and Peru. Throughout these chapters the reader will find how psychology made its way through dictatorial governments, phenomena of violence and internal armed conflict, among others. Dimensions that include rigorous analysis ranging from ancestral practices to current geopolitical knowledge of the Latin American region. History of Psychology in Latin America - A Cultural Approach is an invaluable resource for historians of psychology, anywhere in the world, interested in a polycentric and critical approach. Since its content is part of the "cultural turn in psychology" it is also of interest to readers interested in the social and human sciences in general. Finally, the thoroughly international perspective provided through its chapters make the book a key resource for both undergraduate and graduate teaching and education on the past and current state of psychology
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Il volume, curato da Paolo Bianchini e Marco Rochini, raccoglie i contributi della giornata di studi intitolata Le Litterae indipetae come fonte per la storia della Compagnia di Gesù: nuove prospettive di ricerca. Le indipetae, le lettere che i gesuiti scrivevano al generale per chiedere di essere inviati in missione, costituiscono una fonte dallo straordinario rilievo storiografico, che non ha eguali in altri ordini religiosi. Per la loro particolare natura, esse costituiscono un'espressione assai caratteristica delle strategie missionarie della Compagnia di Gesù e, al contempo, della spiritualità gesuitica, tanto da essere paragonate a un sismografo dell'Ordine, capace di restituirne gli orientamenti e le evoluzioni. Il particolare taglio del volume, fondato sul lungo periodo e sull'analisi dei molteplici temi che emergono dalle indipetae e più in generale dalla corrispondenza epistolare dei gesuiti, consente di approfondire l'idea di missione della Compagnia, punto di osservazione privilegiato per comprendere la rilevanza dell'attività evangelizzatrice nella costruzione dell'identità gesuitica sul lungo periodo.
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Negli ultimi decenni le ricerche sulle missioni, e in particolare sulle missioni gesuitiche, si sono moltiplicate non più solo in una prospettiva di taglio istituzionale ma anche guardando appunto alla storia globale, attraverso quelle fonti europee ma anche locali in grado di mettere in luce la storia di quegli insediamenti da una prospettiva extra-europea. Ciò ha consentito di mettere in evidenza luci e - soprattutto - ombre dell'evangelizzazione, connettendo il fenomeno a quello più generale della colonizzazione europea delle quattro parti del mondo, per utilizzare la definizione coniata da Francesco Ingoli, prefetto della Congregazione de Propaganda Fide ai tempi della sua fondazione (1622). Da un lato dunque ricerche che hanno messo al centro le strategie della Santa Sede romana messe in atto per rafforzare la dimensione universalistica del cristianesimo, dall'altra studi che hanno posto l'attenzione sulle conseguenze dell'evangelizzazione su popolazioni del tutto ignare dell'esistenza di una fede cristiana fino all'arrivo di Colombo nel Nuovo Mondo. L'impostazione scelta da questo volume curato da Marina Massimi è ancora diversa e, nel panorama attuale, originale: partire da un contesto territoriale molto ristretto, come è il caso di Fermo, comune piccolo ma dalla storia secolare, per ricostruire, potremmo dire dal basso, un capitolo della storia del fenomeno missionario che ebbe in Italia e in Europa un impatto massiccio sulla società del tempo. Il libro si presenta dunque al tempo stesso come una microstoria, attenta a ricostruire casi di studio e biografie concrete di chi quel fenomeno lo animò in prima persona, e come una storia globale per l'impatto che la scelta missionaria ebbe sulla vita di tanti gesuiti che partendo da un contesto italiano periferico si dovettero confrontare con periferie assai più rispondenti a tale definizione, divise dall'Europa da immensi oceani.
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L’Accademia di san Carlo, ideata da papa Giovanni XXIII e fondata dal cardinale Giovanni Battista Montini nel 1963, ottenne il suo primo statuto nel 1976 dal cardinale Giovanni Colombo e un nuovo statuto dal cardinale Carlo Maria Martini il 26 settembre 1994. Dopo una lunga progettazione il 20 marzo 2008, il cardinale Dionigi Tettamanzi ha fondato la nuova Accademia Ambrosiana, destinata a raccogliere l’eredità scientifica delle sue preesistenti Accademie attive presso l’Ambrosiana (l’Accademia di san Carlo e quella di sant’Ambrogio), ma destinata altresì ad allargarsi ad altri ambiti della cultura, come l’orientalistica, la slavistica, l’italianistica, gli studi greci e latini e l’africanistica. La collana, che mantiene inalterato il suo titolo latino, si trasforma nella tribuna ufficiale della Classe di Studi Borromaici dell’Accademia Ambrosiana: resta immutata la vocazione della testata a raccogliere – come dice il sottotitolo – saggi e documenti di storia religiosa e civile della prima età moderna, ma tutto ciò si proietta in una dimensione più ampia, in un contesto ‘accademico’ che impone sì la specializzazione di ciascuna classe, ma anche il dialogo, il confronto, l’interdisciplinarietà.
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Este livro nasceu a partir do encontro inesperado de um manuscrito setecentista na Biblioteca de uma pequena cidade histórica do centro da Itália, Urbania (antiga Castel Durante), ocorrido há alguns anos. Tratava-se de uma fonte manuscrita elaborada no Brasil, no Seminário de Cachoeira de Belém e no Colégio de Salvador, que trazia uma coletânea de exercícios escolares realizados por docentes e alunos dessas instituições. O manuscrito, em perfeito estado de conservação, atraiu a nossa curiosidade de pesquisadores: queríamos entender o seu conteúdo e também desvendar o percurso histórico que o levou à Itália.Além de uma transcrição do manuscrito, realizada por Felipe de Medeiros Guarnieri, e da tradução de algumas partes dele, realizada por Brunno V. G. Vieira, o livro contém um conjunto de ensaios a respeito do mesmo.
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Para realizar o objetivo de apreender os modos em que era pensado o aparelho psíquico em todas as suas dimensões no Brasil do período colonial, partimos da hipótese de que os processos psíquicos são concebidos no âmbito da cultura como dimensões ou elementos de um espaço que possui algum tipo de organização.A expressão “aparelho psíquico” foi usada por Freud para designar os modelos concebidos para explicar a organização e o funcionamento da mente. Utilizaremos essa expressão para nos referir à elaboração dos esquemas e modelos epistêmicos, por meio dos quais, em determinado momento histórico, o universo da vida psíquica foi observado e tematizado. Dessa forma, buscaremos realizar a reconstrução de saberes e práticas referentes aos fenômenos psíquicos tomados como partes do aparelho psíquico, no universo espaçotemporal escolhido.
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Negli ultimi decenni le ricerche sulle missioni, e in particolare sulle missioni gesuitiche, si sono moltiplicate non più solo in una prospettiva di taglio istituzionale ma anche guardando appunto alla storia globale, attraverso quelle fonti europee ma anche locali in grado di mettere in luce la storia di quegli insediamenti da una prospettiva extra-europea. Ciò ha consentito di mettere in evidenza luci e - soprattutto - ombre dell'evangelizzazione, connettendo il fenomeno a quello più generale della colonizzazione europea delle quattro parti del mondo, per utilizzare la definizione coniata da Francesco Ingoli, prefetto della Congregazione de Propaganda Fide ai tempi della sua fondazione (1622). Da un lato dunque ricerche che hanno messo al centro le strategie della Santa Sede romana messe in atto per rafforzare la dimensione universalistica del cristianesimo, dall'altra studi che hanno posto l'attenzione sulle conseguenze dell'evangelizzazione su popolazioni del tutto ignare dell'esistenza di una fede cristiana fino all'arrivo di Colombo nel Nuovo Mondo. L'impostazione scelta da questo volume curato da Marina Massimi è ancora diversa e, nel panorama attuale, originale: partire da un contesto territoriale molto ristretto, come è il caso di Fermo, comune piccolo ma dalla storia secolare, per ricostruire, potremmo dire dal basso, un capitolo della storia del fenomeno missionario che ebbe in Italia e in Europa un impatto massiccio sulla società del tempo. Il libro si presenta dunque al tempo stesso come una microstoria, attenta a ricostruire casi di studio e biografie concrete di chi quel fenomeno lo animò in prima persona, e come una storia globale per l'impatto che la scelta missionaria ebbe sulla vita di tanti gesuiti che partendo da un contesto italiano periferico si dovettero confrontare con periferie assai più rispondenti a tale definizione, divise dall'Europa da immensi oceani.
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O objetivo deste artigo será mostrar como o tema da espiritualidade/religiosidade é abordado pelo psiquiatra italiano Eugenio Borgna no horizonte da antropologia fenomenológica. Os conhecimentos filosóficos, teológicos e literários são recursos aos quais ele recorre para meditar sobre as questões de sentido que atravessam a experiência humana, como são aquelas da dimensão interior da dor, da fragilidade, das emoções e do respeito à dignidade da pessoa. As edições dos seus livros aparecem acompanhadas por dois índices, um de nomes e outro bibliográfico, com as referências. Utilizamos tais índices para nos orientar no reconhecimento das fontes que mais aproximam Borgna das questões últimas da existência. Em seguida identificamos quatro categorias com as quais foi possível revelar a compreensão da espiritualidade/religiosidade em Borgna, a saber: o sentido do humano, da transcendência, do sofrimento e da interioridade. Nota-se, por fim, que o acesso a esse tipo de produção fenomenológica, no âmbito da saúde, pode reforçar a consciência sobre a necessidade de preparar os profissionais para uma escuta mais atenta a respeito das exigências espirituais e da vontade de sentido dos pacientes.
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O artigo tem por objeto as Cartas Anuas redigidas pelos Superiores das missões jesuítas da Província do Paraguai, ou Reduções, nas primeiras décadas do século XVII. Nesses documentos, são evidenciados os registros dos efeitos da devoção à Nossa Senhora de Loreto, introduzida pelos missionários, sobre o imaginário dos jesuítas e das populações indígenas guaranis que ocupavam aqueles territórios. O objetivo é destacar a função persuasiva atribuída à imagem na ótica da narrativa das missivas e a relação entre a devoção à Nossa Senhora de Loreto e a elaboração da experiência pessoal de missionários e nativos na perspectiva dos autores das cartas. O método do trabalho partirá da seleção de trechos referentes a esses temas para, a seguir, fazer uma análise crítica que será realizada com base nas concepções de imagem e de sua função persuasiva, próprias da teologia da época, e da concepção da pessoa e de seu dinamismo psicológico e espiritual, próprias da psicologia fenomenológica.
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Nesse artigo, analisaremos as cartas de quatro missionarios italianos que atuaram nas primeiras decadas da missão no Paraguai: Simone Mascetta, Giuseppe Cataldini, Adriano Formoso e Pietro Commentali. Ao acompanhar as histórias desses primeiros enviados em missão na nova Província, investigaremos como, aos poucos, esse território irá integrar o horizonte missionário da Companhia. Num primeiro momento, analisaremos as “índias” como objeto do desejo missionario dos quatro jesuitas em suas cartas indipetae. Posteriormente, a leitura de outro tipo de cartas, escritas por eles uma vez chegados ao lugar de destino e relatos de suas vivências, permitirá perceber de que modo a Provincia do Paraguai, de lugar objeto de desejo, tornar-se-á espaço de presença e ação missionária, até a morte. Por fim, a análise dos catalogos trienais da provincia permitirá entender a colocação dos quatro missionarios, segundo rotulos e demandas proprias do universo da companhia vocacional a que pertencem.
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El artículo analiza el Catálogo Trianual de la recién constituida Provincia Jesuítica del Paraguay escrito por Diego de Torres Bollo en 1614, centrándose en la descripción de los temperamentos y cualidades de los miembros de la Orden pertenecientes a dicha provincia. Estos datos se comparan con otras fuentes referidas a biografías y otros aspectos históricos que dilucidan el significado y la función de la valoración realizada por el provincial. El Catálogo de 1614 (y los catálogos trienales en general) no es un mero registro formal, sino que responde a la necesidad de que la Compañía de Jesús, presente en un contexto misionero desafiante, sea un "cuerpo" vivo y sano en los aspectos, espiritual, psíquico y somático, y como tal, capaz de responder a las necesidades del entorno. Para ello, el ideal de equilibrar el cuerpo social y espiritual de la Compañía debe tener en cuenta la complexión, es decir, el estado de los cuerpos físicos, una visión presente en los ignacianos desde el principio.
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Esta tese tem como objetivo apresentar a história da separação que a psicóloga e educadora Helena Antipoff entreteve com seu filho único, Daniel, educando-o por meio de cartas semanais entre ela e ele, durante 9 anos, de1929 a 1938. O referencial teórico utilizado para trabalhar essa extensa correspondência executa uma espécie de fenomenologia sugerida por Husserl, acrescida dos cuidados que as críticas de Kant e de Marx postulam para a atividade teórica, levando também em consideração a literatura epistolar dos últimos séculos, como as recentes publicações das cartas entre Claparède e Antipoff e das de Freud a seus filhos. Quanto ao método, depois de uma leitura longitudinal das cerca de 700 cartas, ordenadas cronologicamente, selecionamos 58 de Helena Antipoff, distribuídas em três quadros (da infância, da adolescência e da juventude de Daniel), esquadrinhadas pelos temas tratados para, em seguida, apresentarmos algumas delas. Consideramos que os resultados obtidos oferecem aos estudiosos uma visão geral do conteúdo e da relevância desse acervo para o tratamento das relações de contraponto - a partir da escola - às limitações da família, porque nos remetem ao que de melhor oferecem a filosofia, a psicologia e a pedagogia de todos os tempos para conclusão da tarefa educativa. Sobre esse patamar, ergueu-se um tripé: a criação de uma escola nova, em Beauvallon, França, as cartas semanais e o escotismo, com o verniz da musicalidade. Os golpes de estado no Brasil(1930 e 1937) e a ascensão do nazismo na Europa, envolvem o conteúdo lírico e filosófico das cartas, tornadas testemunho vivo daqueles momentos históricos. Por sua vez, a então recente ação educativa de Antipoff, na Rússia dos primeiros anos da revolução de 1917, revela-se por escrito numa tradução informal de suas dúvidas e convicções. Os insistentes convites ao filho para se juntar a ela no atendimento à juventude encarcerada pelo sistema prisional mineiro sinalizam, naqueles anos de separação, sua inclinação pelos caminhos inclusivos da educação, a tônica de sua obra magistral. À guisa de conclusão, consideramos que nosso esforço trouxe à luz - como um convite - uma opção apaixonada pela arte de viver e pela arte de educar, sugerida naquela separação voluntária entre mãe e filho por quase meio milhar de semanas, unidos pelo laço delicado e íntimo de uma mesma quantidade de cartas mar a mar.
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